Credere e non credere ...

           

Chi è il "credente"?

  • "un ateo che ogni giorno si sforza di cominciare a credere"
  • un continuo convertirsi a Dio, un continuo consegnargli il cuore, cominciando ogni giorno, in modo nuovo, a vivere la fatica di credere, di sperare, di amare.
  • chi si lascia catturare dall'Altro, dall'invisibile, dal non immediatamente certo e disponibile.
  • chi "non ha un pensiero totalizzante, luminoso su tutto ma vive in una sorta di pensiero notturno, carico di attesa, sospeso tra il primo e l'ultimo avvento, già confortato dalla luce che è venuta nelle tenebre e tuttavia assetato di aurora" (Bruno Forte, L'essenza del cristianesimo, Mondadori)
  • chi si lascia rischiarare dal pensiero umile, quello appeso alla croce, che è e resta il punto di riferimento per sostenere la fatica di conservare la fede.
 

Chi è il
"non credente" ?

  • un credente che ogni giorno si sforza di cominciare a non credere
  • chi vive la lotta con coscienza retta, chi avendo cercato e non avendo trovato, patisce il dolore dell'assenza di Dio, in questo è il fratello di chi crede.
 

Il non credente pensoso,
come il credente non negligente,
lotta con Dio.

"La mia religione è lottare con Dio" come dice Miguel de Unamuno, il testimone del sentimiento tragico de la vida: la religione sta tutta in questo "lottare con Dio" ed il vivere è segnato dalla tragicità di dover sostenere questa lotta.
Chi si ferma è "perduto"...
La compresenza di fede e non credenza è radicata nella stessa condizione umana: nel più profondo delle sue domande, di fronte al dolore e alla morte, l'uomo raramente si presenta come qualcuno che è arrivato alla meta, ma come un cercatore della "patria lontana", quella finale, desiderata, intravista ma non posseduta.
   
L'uomo è un pellegrino verso la vita, un "mendicante del cielo", per usare l'espressione di Jacques Maritain.
La vera tentazione per l'uomo è quella di fermarsi, di sentirsi arrivato, di avere la "verità", non più esule in questo mondo, ma possessore, dominatore del mondo, soddisfatto...

Quell'uomo ha cancellato non solo Dio ma la propria dignità di essere umano.

Anche nella fede la grande tentazione è quella di fermarsi. Ma, allora, che fine fa l'esempio di Gesù che, di scelta in scelta, arriva all'abbandono di sé e all'affidamento totale al Padre sulla croce? Si tratta di un cammino che non ha fine: siamo chiamati a scegliere continuamente, nella nostra libertà, e dobbiamo cercare di uscire sempre più da noi stessi per far spazio a Dio, quel Dio che "ha avuto tempo" per l'uomo.
 
" Che cosa ritieni di essere? più "credente" oppure "non-credente"
Se la tua vita è rimasta la stessa, non è mai cambiata, è uguale a quella di tutti gli altri... puoi dirti "credente"? oppure, non sei ancora arrivato a capirlo, per il semplice motivo che quando sei "credente" senti come un fuoco dentro che ti infiamma, sei costretto a lasciare dietro di te le cose che non contano, a cambiare completamente?

La differenza non è tanto fra credenti e non credenti ma tra pensanti e non pensanti, tra uomini e donne che hanno il coraggio di vivere la sofferenza, di continuare a cercare per credere, sperare, amare, e uomini, donne che hanno rinunciato alla lotta, che sembrano essersi accontentati di quello che hanno e non sanno più accendersi di desiderio e nostalgia al pensiero dell'ultima patria.
  • Com'è il tuo stile di vita?
  • Che cosa, chi è veramente importante per te?
  • Chi è il tuo Dio?
  • Che cosa cerchi?
  • Come ti realizzi se cammini "da solo"? come ti realizzi se accogli la "compagnia del Dio di Gesù"?
  • Chi è sempre lì come acqua di fonte a cui anela la cerva...?
   
Fa che stanco non smetta di cercarti,
ma cerchi il Tuo volto sempre con ardore.
Dammi la forza di cercare, Tu che ti sei fatto incontrare, e mi hai dato la speranza di sempre più incontrarti.
Davanti a Te sta la mia scienza e la mia ignoranza;
dove mi hai aperto accoglimi al mio entrare;
dove mi hai chiuso, aprimi quando busso.
Fa che mi ricordi di Te, che intenda Te, che ami Te.

(Sant'Agostino, De Trinitate)