Spazio... al mistero...

Perché il dolore?

Chi ha fatto l'uomo?
Perché?

Perché in me c'è un desiderio di amore, di pace, di conoscenza?

Perché l'uomo, unico tra gli esseri viventi, è in grado di parlare?
La parola dove nasce?

Potrei proseguire con la lista dei "misteri";
e voi, sicuramente, potreste aiutarmi nel trovarne di nuovi...

 

Siamo tentati di trovare delle risposte guardando al mondo visibile, che conosciamo.
Ma se fossero le cose invisibili quelle più importanti, quelle capaci di creare le cose visibili?
E se le cose invisibili si potessero in qualche modo vedere dagli effetti che producono?
Anche la luce non si vede, eppure vediamo le cose illuminate.
Non vediamo l'intelligenza dell'uomo se non dalle cose che fa o costruisce.
Così non vediamo lo Spirito ma vediamo gli effetti che produce (per es. le persone che decidono di spendere la loro vita per gli altri, abbandonando le comodità, le ricchezze, tutto... da che cosa sono mosse?).

 

Il mistero è là, nuovo e sigillato, come il roveto ardente.
Eppure le parole che noi usiamo sembrano un po' sempre le stesse;
qualcuno dirà: "Ma si tratta delle solite cose!".

E intanto...
il roveto ardente è là e nessuno si avvicina sul serio né si lascia bruciare da esso.

Un episodio

"Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, ... e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. ...

Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava.

Mosè pensò: "Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?".

Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: "Mosè, Mosè!".

Rispose: "Eccomi!".

Riprese: "Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!".

 

E disse: "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio.

(da Esodo 3,1-6)

Il punto di vista di Mosè

 

 

 

 

 



Mosè vuole vedere il roveto ardente, vuole sapere, vuole capire perché il roveto non si consuma

 


Immaginiamo lo choc, la paura di Mosè che si sente chiamato per nome.

 



Magari Mosè aspettava di sentirsi dire: "Grazie, che sei venuto, che non ti sei lasciato vincere dall'amarezza..." E invece: "non avvicinarti, togliti i sandali..".

Cercava di vedere quel fenomeno del roveto ardente nella sua visuale di Dio, della storia e della presenza di Dio nella storia...e, invece...
Finora Dio era per Mosè uno per il quale bisognava fare molto, bisognava sacrificare la propria posizione di privilegio, lanciarsi verso i fratelli, spendersi per loro per poi essere scornato e buttato via. Adesso comincia a capire che Dio è diverso: non è un padrone che ti sfrutta per un po' di tempo e poi ti abbandona; è un Dio che si occupa anche di lui, ultimo tra i falliti e dimenticato dal suo popolo. Ma è anche il Dio che gli ricorda: "tu pensavi che tutto dipendesse da te, tutto fosse opera tua,... ma tutto veniva da me!"

Il nostro punto di vista

 

 

 

 

3 possibili nostri atteggiamenti:

  • Io non so che cosa chiedere

  • ma che cosa interessa a me questa storia di Mosè...

  • perché brucia, che cosa significa per noi?...

 






A volte pensiamo di aver compreso, tutto rientra nel nostro quadro mentale così perfetto...e, invece, Dio ci dice: così non va; levati i sandali, perché non si viene a me per assorbirmi; non sei tu a dover integrare me nella tua sintesi personale; sono io che voglio integrare te nel mio progetto.

Dinanzi al mistero di Dio si entra in punta di piedi, in silenzio, non imponendo a Dio il proprio passo ma lasciandosi assorbire dal passo di Dio.

Chi é Mosè in noi? E' il desiderio di andare a fondo in tutte le cose e di rimetterle in questione, di liberarsi da tutti i condizionamenti, dalle ipocrisie e tornare liberi, capaci di mettersi di fronte alle cose e domandarsi: perché agisco così, perché reagisco così? Ed incessante è lo sforzo di Dio per liberarci continuamente e ispirare la possibilità del nostro desiderio di autenticità (lo spirito dell'uomo).

Vorrei gridare che vivere
(ma "Vivere" veramente, senza tanti "rinuncio a capire...",
senza lasciarsi tentare dal dire "tanto non cambia...",
senza pacificare a buon prezzo l'inquietudine interiore,
ma aprendole spazi di intelligenza e di desiderio...)

significa rispondere all'appello del Mistero assoluto,
Orizzonte del mondo e della vita.

"Non è la conoscenza che illumina il Mistero - diceva P. Evdokimov -
è il Mistero che illumina la conoscenza" .

Non abbiate paura di capire...