Le prove / La morte sulla strada diritta...

         
     
Lunga e diritta correva la strada
l'auto veloce correva
la dolce estate era già cominciata
vicino, lui sorrideva,
vicino, lui sorrideva
Forte la mano teneva il volante
forte il motore cantava
non lo sapevi che c'era la morte
quel giorno che ti aspettava,
quel giorno che ti aspettava....

Francesco Guccini
(Canzone per un'amica)
   

Non muoio vero?
Eh che non muoio?
Non voglio morire!

1. Non vi fate sedurre, esiste ritorno. Il giorno sta alle porte, già è qui vento di notte. Verrà un altro mattino.

2. Non vi lasciate illudere che è poco, la vita. Non bevete a gran sorsi, non vi sarà bastata quando dovrete perderla.

3. Non vi date conforto: vi resta poco tempo.
Chi è disfatto, marcisce?
La vita è la più grande: c'è ancora qualcosa di più.

4. Non vi fate sedurre da schiavitù e da piaghe: che cosa vi può ancora spaventare? Voi non morite con tutte le bestie, e non c'è il nulla, dopo.

(Hans Kung)
 

Dove andiamo?

Tutti noi, senza distinzione, siamo incamminati in un viaggio, breve o lungo, che ci porta verso la morte. Vivere è anche convivere con l'idea che tutto prima o poi finirà. C'è chi si consola pensando che quando ci sarà la morte noi non ci saremo più e che finché ci siamo essa non c'è. Ma si tratta di una consolazione fragile. In realtà la morte incombe su ogni istante della nostra vita sotto forma di domande: che sarà di me dopo la morte? che senso ha per me la vita? dove vado con tutto il bagaglio dei miei sforzi, delle mie pene, delle mie magre consolazioni?

E' proprio quando ci sentiamo soli, quando nessuno sembra volerci più e noi stessi abbiamo ragioni per disprezzarci o essere scontenti di noi, quando la prospettiva della morte o di una perdita grave ci spaventa e ci getta nella depressione, ecco che dal profondo del cuore riemerge il presentimento e la nostalgia di un Altro che possa accoglierci e farci sentire amati, al di là di tutto e nonostante tutto, di un Padre a cui affidarci senza riserve.

Perché la morte?

In noi c'è spesso la tendenza a chiedere conto e ragione, a chi pensiamo che in qualche modo stia sopra di noi, di ciò che ci spetta; vorremmo essere finalmente padroni di noi stessi e del nostro destino, per fare di noi "ciò che ci piace".
E se qualcosa non ci piace arriviamo a voler cancellare in qualche modo la figura del "Padre" (di colui che sta sopra di noi), a voler fare come se non ci fosse mai stato, a ignorarlo o, in qualche modo, a sopprimerlo...
 
A noi di nuovo la scelta... Se tornassimo al Padre, al nostro Creatore, a Dio?
Prendiamo la parabola del Figliuol prodigo o dei due fratelli come riferimento... e proviamo ad entrare nei personaggi dicendo a noi stessi
"Tu sei quell'uomo!" (cfr. 2 Samuele 12,7)

Possiamo fare come il figlio più giovane che vuole "andarsene lontano" dalla casa paterna e dal padre, rifiutando il padre stesso (il nostro Creatore, Dio).

Possiamo fare come il figlio maggiore, quello restato a casa che, dopo tanti anni di convivenza col padre, è incapace di comprenderne la logica di amore e di perdono. Prigioniero della sua solitudine e schiavo dei suoi interessi ("non mi hai dato mai un capretto!", Luca 15,29), di fatto, non è meno lontano dal padre del figlio andato via di casa.

Possiamo pensare, come il figlio più giovane, "Mi alzerò e andrò da mio padre" perché riconosciamo di aver bisogno di una compagnia da cui sentirsi amati e perdonati, di una meta verso cui tendere... ed andiamo alla sua ricerca... tutti protesi verso un incontro che ci sorprende e ci cambia...

Si può pensare al padre come ad un "despota" oppure come a qualcuno rispettoso della libertà del figlio minore fino a soffrire d'amore e d'attesa; speranzoso nel ritorno dello stesso figlio e felice di questo ritorno sospirato, pronto al perdono senza recriminazioni o rimpianti.

 


"Mi alzerò e andrò da mio padre"
Alzarsi, andare vuol dire ricominciare a vivere nella speranza.
"Siamo dei poveri mendicanti, questa è la verità" (frase attribuita a Lutero morente):
non è solo la confessione onesta del limite umano; implica anche cercare il senso della vita
e della storia fuori di sé, nell'Altro, nel nostro Creatore...