io e " l'Altro "...

           
Volevo solo capire e per farlo sono ricorso alle spiegazioni logiche, scientifiche, storiche,...

Cercavo delle risposte alla mia domanda di senso...
Ma il senso di tutto, della mia stessa esistenza, mi ha portato davanti al mistero, che ho cercato di comprendere (comprehendo = "afferro", "prendo", "tengo in mano").
Ma è tutto così immenso e senza fine: con il comprendere si aprono sempre nuove domande, nuovi orizzonti..

E' come trovarsi davanti al mare e cercare di mettere l'acqua in contenitori sempre più grandi senza molto successo...
Arrivo così alla meraviglia, allo stupore, al timore che, a loro volta, richiamano il senso del limite (non riuscirò ad arrivare oltre nella comprensione!), la riverenza e, perché no, la speranza, la fiducia, l'abbandono...

Ma questo non è già pregare..., entrare in dialogo con l'Altro?

Con il capire ed il comprendere sono arrivato sull'orlo dell'abisso ma, ora, la meraviglia, il mio stesso timore mi spingono a buttarmi nelle acque del mare...
   
So che tornerà la voglia di capire, di voler possedere il senso di tutto e mi sembrerà di cadere nuovamente nell'abisso...

Ma non voglio spaventarmi mentre cado.

Comincio a trovare la forza di fare quest'ultimo passo e nuotare nel mare, comincio ad aver fiducia nel Signore dell'abisso...
Voglio abbandonarmi a Lui, ringraziarlo per avermi dato la possibilità di esistere, lodarlo perché Lui esiste...

"Pregare è pensare al senso della vita" e
"Pensare è ringraziare" scriveva L. Wittgenstein.
 
 
Lo so, potevo restarmene lì fermo a guardare l'abisso, senza entrarci. Ma non è meglio osare, dare seguito a questa ricerca dell'Altro?
Non c'è più la preghiera come un'attività particolare, da svolgere in un certo momento, separato dal resto della vita perché è l'intera vita a diventare preghiera, contemplazione.
Il mondo non è più diviso in due, sacro e profano.

Quest'esperienza, che qualcuno ha definito "spirituale" (ma le definizioni servono a poco!), non è affatto una fuga estatica dalla società, dal mondo. In realta mi porta a superare il mio piccolo "io", mi fa entrare in contatto con l'Assoluto ed anche con tutte le altre creature, in quanto frutto dell'amore del nostro “Creatore” che genera subito l'amore.

E quando mi ritrovo con tutti gli esseri che soffrono e che chiedono di essere abbracciati dalla nostra solidarietà ... «se anche fossi in rapimento grande come quello di san Paolo al terzo cielo e un povero avesse bisogno di una minestra, dovrei uscire dal rapimento per preparare la minestra al povero».
E' semplice...
Già,...
Egli è.