Le scelte / Le cose importanti / E finalmente la pace...

quella vera!

           
 
"Non sono in pace con me stesso.
Sono in contraddizione con me stesso.
Non mi riesce di esprimere i miei sentimenti come vorrei.
Debbo mandar giù e reprimere, e questo alla lunga mi logora e mi deprime...
Non mi capisco, sento dentro tanta confusione . . . "

E' anche il nostro caso?

La fatica a vivere dentro di sé, a livello personale, una coerenza tra pensiero e cuore, tra desideri e azioni, tra sogni e realtà, tra sentimenti e espressione esterna, tra malumori e sfoghi, è qualcosa che ci portiamo dentro e che talora ci è divenuta così connaturale da pensare che non vi sia rimedio.
Ma quando leggiamo, per esempio, qualche vita dei santi o una loro autobiografia o quando incontriamo qualche persona da cui traspare una grande limpidità, dominio di sé e pace, allora intuiamo che
esiste un modo diverso di vivere... dove regna la pace!
   
   
E nel rapporto con gli altri?
La fatica del comunicare nel rapporto di coppia e nel rapporto genitori-figli sembra essere diventata la normalità: se qualcuno racconta che a casa sua i genitori non litigano tra di loro, non urlano ai figli che cosa debbono fare,... sembra poco credibile...

Eppure, io sono stanco, non voglio più sentire litigi e urla e neppure arrivare al mutismo ("stare muto e rassegnato...": che bella prospettiva!). Voglio PACE...
Deve esistere un modo diverso di vivere... Forse basterebbe riuscire di nuovo a dialogare, a comunicare ...
 
     
E nel mondo... sempre nuove guerre...
Ma se ci sono ancora guerre non è quasi per caso o per sbaglio: ci sono delle responsabilità precise.
Se c 'è una guerra è perché, per tanto tempo, si sono seminate situazioni ingiuste, si è sperata la pace trascurando quelli che Giovanni XXIII chiamava "i quattro pilastri della pace", cioè verità, giustizia, libertà e carità. Ogni colpa pubblica e privata contro questi quattro pilastri, ogni atto di menzogna, ingiustizia, possesso egoista e dominio sull'altro, pregiudizio e odio, hanno scavato la fossa e l'edificio è crollato sotto i nostri occhi. Perché la pace è un edificio indivisibile, e ciascuno di noi l'ha distrutto per la sua parte di responsabilità. E non si può certo ricorrere alla guerra come strumento per superare i conflitti tra i popoli...

In una bella preghiera di Paolo VI, scritta molti anni fa, si dice tra l'altro:
"Signore, noi abbiamo ancora le mani insanguinate dalle ultime guerre mondiali... Signore, noi siamo oggi tanto armati come non lo siamo mai stati nei secoli prima d'ora e siamo così carichi di strumenti micidiali da potere, in un istante, incendiare la terra e distruggere forse anche l'umanità. Signore, noi abbiamo fondato lo sviluppo e la prosperità di molte nostre industrie colossali sulla demoniaca capacità di produrre armi di tutti i calibri, e tutte rivolte a uccidere e a sterminare gli uomini nostri fratelli; così abbiamo stabilito l'equilibrio crudele dell'economia di tante nazioni potenti sul mercato delle armi alle nazioni povere, prive di aratri, di scuole e di ospedali".
Eppure, anche nel mondo deve essere possibile la pace!
"Noi siamo in grande angoscia".

Quali possono essere i motivi per cui non riusciamo a godere di una tanta auspicata pace?


E noi, siamo dei portatori di pace?
Le cause possono essere tante: l'incapacità di comunicare in modo autentico, in perfetta reciprocità senza ombre e senza veli; il volere tutto subito, il volere in fondo il dominio e il possesso dell'altro quasi fosse una cosa nelle nostre mani da smontare e rimontare a piacere; il non aver ancora imparato a rispettare i ritmi della persona propria e altrui; il non voler pagare il "prezzo" della pace (il dover scendere ad un compromesso, il lasciar cadere qualche "diritto"...); il non voler perdonare...
Eppure, la pace è un dono troppo grande, non possiamo farne a meno...

La comunicazione è spesso viziata da un sospetto di fondo: l'altro cerca in realtà se stesso, quindi mi può ingannare, spesso di fatto mi inganna. Questa tentazione di sfiducia pervade ogni rapporto umano e lo mina alla radice. Il comunicare è perennemente insidiato da domande come queste: "Mi vorrà davvero bene? merita davvero il mio amore? posso mai fidarmi di qualcuno al mondo, al di fuori di pochi intimi? e se Dio stesso mi ingannasse o mi abbandonasse alla mia solitudine e al mio silenzio?". Di simili timori e tentazioni "diaboliche" è piena la terra.
C'è però un'alternativa: il prendere l'iniziativa del dono, la pura gratuità... (che è poi il modo di comunicare scelto dal nostro "Creatore"!); il "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" di Gesù (Matteo 10, 8).
Anche nell'amicizia vale il principio che talora uno scontro o un litigio risanato rinsalda l'amicizia più della paura o del riserbo che può celare ambiguità e sospetti.
   

La vera preghiera per la "pace"

Una vera preghiera per la pace è anche una preghiera di intercessione nel senso biblico, simile alla preghiera di Abramo, alla preghiera di Gesù su Gerusalemme.
Intercedere non vuol dire semplicemente "pregare per qualcuno", come spesso pensiamo. Etimologicamente significa "fare un passo in mezzo", fare un passo in modo da mettersi nel mezzo di una situazione. Intercessione vuol dire allora mettersi là dove il conflitto ha luogo, mettersi tra le due parti in conflitto. Non si tratta quindi solo di articolare un bisogno davanti a Dio (Signore, dacci la pace!), stando al riparo. Si tratta di mettersi in mezzo.
Non è neppure semplicemente assumere la funzione di arbitro o di mediatore, cercando di convincere uno dei due che lui ha torto e che deve cedere, oppure invitando tutti e due a farsi qualche concessione reciproca, a giungere a un compromesso. Cosi facendo, saremmo ancora nel campo della politica e delle sue poche risorse. Chi si comporta in questo modo rimane estraneo al conflitto, se ne può andare in qualunque momento, magari lamentando di non essere stato ascoltato. Intercedere è un atteggiamento molto più serio, grave e coinvolgente, è qualcosa di molto più pericoloso.
Intercedere è stare là, senza muoversi, senza scampo, cercando di mettere la mano sulla spalla di entrambi e accettando il rischio di questa posizione.

E quando sono io ad aver bisogno di pace?
Chi poserà la sua mano sulla spalla del mio interlocutore e sulla mia?
(cf. Giobbe 9,33)


Devo essere capace di produrre il cambiamento verso una vita sempre più bella, vera e buona,
capace di creare bellezza, quella bellezza (fatta di gesti belli, parole belle, relazioni belle, scelte belle)
che, sola, è in grado di offrire salvezza al mondo.

Ah! se trovassi una guida, uno che ha vissuto una vita vera e
che mi sappia dare dei consigli!